Se qualcuno, un paio di anni fa, avesse fatto una simile dichiarazione sarebbe stato deriso e ridicolizzato, ma oggi la musica è cambiata. La carta è quasi diventata un bene di lusso e le aziende sono costrette a programmarne gli acquisti con un anticipo di parecchi mesi rispetto all’uso e con l’incognita del costo. Le cartiere sono vittime di un oscillamento enorme dei costi e sono costrette a non poter fornire alle aziende produttrici un costo finale se non al momento di consegna della merce. Questo significa una sola cosa: le aziende per continuare a lavorare devono ordinare la carta accettando di sapere il costo solo dopo mesi. Questo meccanismo si è accentuato con il Covid, per via dello stop de lavoratori alla base della piramide della filiera, ma è anche dovuto a tanti altri fattori. Il primo è sicuramente legato al decreto che ha vietato l’utilizzo di plastica monouso, per il quale molti produttori di packaging hanno virato sull’utilizzo della carta causando un affollamento al quale la filiera non era pronta. In aggiunta, la sempre maggior domanda di carte riciclate o carte create da un mix di materiale vergine e materiale di riciclo ha causato un aumento di costi (non sempre i materiali riciclate costano meno) e la creazione di un imbuto dove la domanda è molto più considerevole rispetto all’offerta. Infine, dobbiamo considerare anche la situazione critica dei trasporti marittimi extra UE che ha portato molti imprenditori ad attingere al mercato europeo, creando ancora più sovraffollamento.